Nel corso dell’anno accademico 1988/89 ci recammo a Varsavia, in seguito all’assegnazione di una borsa di studio dell’Accademia Polacca delle Scienze ottenuta su suggerimento di Michele Bristiger, per preparare l’edizione della versione italiana dell’opera di Roman Ingarden Utwór muzyczny i sprawa jego tożsamości. Proprio nella primavera del 1989 Michele Bristiger aveva ottenuto, in seguito alla proposta di Paolo Emilio Carapezza, un contratto con l’Università di Palermo per un corso universitario di un paio di mesi. Questa simultaneità e soprattutto l’esistenza di una solida amicizia ci indussero a uno scambio di case: noi andammo ad abitare in Aleja Armii Ludowej, Michele e Grażyna vennero ad abitare a casa nostra, in via XX Settembre.
Vivere nella casa di un’altra persona è uno dei modi per conoscerla meglio: da tanti dettagli si intuiscono caratteri, abitudini, gerarchia di valori, preferenze, spessore culturale, sensibilità alle più differenti tematiche. Non possiamo certo dire cosa Michele e Grazyna abbiano appreso si di noi vivendo nella nostra casa. Possiamo però dire cosa abbiamo imparato su di loro: una coppia affiatata e piena di riguardi reciproci; un’attenzione da parte di Grażyna a piccoli particolari, che ne rivelavano l’innata eleganza; la priorità riservata ai valori essenziali dell’esistenza a discapito delle cose futili; e soprattutto la sua cospicua biblioteca, nella quale, come in quella di Aby Warburg, i libri erano collocati l’uno accanto all’altro in base a rapporti di affinità non sempre facili da cogliere. Ci ambientammo subito: solo un’interruzione dell’erogazione dell’acqua calda per un paio di settimane (nella primavera polacca) ci mise in crisi, ma era un problema dell’intero quartiere. E se non fosse che alla fine del soggiorno tornavamo a casa nostra, ci sarebbe dispiaciuto chiuderci dietro le spalle la porta di quell’appartamento, in cui avevamo trascorso un tempo felice.
Antonino Fiorenza, Maria Antonella Balsano